ULTIMO APPELLO

Nel mese di marzo, in una fase ancora iniziale della pandemia, ho cercato di combattere la sensazione di impotenza trasformando la mia pagina Facebook personale (che usavo pochissimo) in un punto di informazione pubblica, nel quale ho cercato di comunicare con semplicità e pacatezza (spero) tutto ciò che di importante (a parer mio) si veniva scoprendo e sviluppando, alla luce dell’evidenza scientifica. Ho anche cercato di contrastare posizioni, scientifiche e politiche, che mi sembravano fuorvianti e pericolose. A un certo punto ho affiancato alla pagina un blog, che mi è servito soprattutto a tenere in ordine i post. Per far circolare le mie idee, ho fatto una sfacciata campagna acquisti, chiedendo a molti di voi l’amicizia solo sulla base dei contatti in comune. Ho sempre cercato di precorrere un po' gli eventi, sperando che qualcuno degli sviluppi che intravedevo potesse essere d’aiuto a chi aveva il compito di prendere decisioni importanti. Mi rendo perfettamente conto che una comunicazione efficace avrebbe richiesto ben altri mezzi.  Onestamente, non me la sono sentita di cambiare mestiere.

Al punto in cui siamo arrivati, mi pare di non avere più molto da dire. La situazione, ahimè, è fin troppo chiara. La seconda ondata è molto più grave della prima, che aveva largamente risparmiato le grandi città. Il rimescolamento estivo, seppur con un numero di contagi non alto, ha distribuito il virus capillarmente, più o meno in tutta la penisola. Adesso si sta trasmettendo soprattutto nelle famiglie. Non voglio pubblicare altri grafici per non spaventarvi troppo. Se volete, potete spaventarvi da soli, confrontando le curve di contagi, ricoveri e decessi della prima ondata con l’attuale curva . Le estrapolazioni sono abbastanza facili, anche se probabilmente vedremo percentuali più basse di ricoveri e decessi, a causa della diminuzione dell’età media dei contagiati e del numero di test effettuati. Per come la vedo io, siamo su una nave, considerata tutt’altro che inaffondabile, che ha già urtato l’iceberg con la prua, a velocità sostenuta. 

Il panico è inutile, questo post è soprattutto l’ennesimo appello alla ragionevolezza. 

Oramai sappiamo bene come si trasmette il virus e come prevenirne la trasmissione. Abbiamo sperimentato sia i suoi effetti letali, sia gli effetti letali del lockdown. Quest’estate abbiamo avuto l’occasione di eradicare il problema, ma non ce la siamo sentita di intraprendere le misure necessarie. Abbiamo preferito dirci che eravamo stati bravi (cosa peraltro vera), illudendoci che il controllo del virus fosse solo merito nostro. Comprensibile, ma fatale. 

Con la diffusione del virus che abbiamo adesso, l’eradicazione mi pare impossibile, a meno di utilizzare massicciamente un approccio di gestione della quarantena ‘alla cinese’. Inimmaginabile in Italia, anche perché bisognerebbe farlo subito, in un momento in cui l’atteggiamento prevalente della classe dirigente è: “aspettiamo e vediamo quanto peggiora la situazione, poi magari interveniamo”. Comprensibile anche questo, soprattutto se pensate a cosa sta succedendo a Napoli, dopo l’annuncio di un nuovo lockdown locale. Al momento, la nostra coesione sociale è a rischio quanto la nostra salute.

Oltre a ciò, anche un lockdown completo, non accompagnato da altre misure, sarebbe probabilmente inutile: servirebbe a tenere in casa le famiglie e a favorire il contagio domestico. A Wuhan, il risultato era stato un R(t) di circa 1,3.

Il coprifuoco mi sembra una misura puramente ‘cosmetica’, che ha lo scopo di dare il messaggio che esiste uno Stato che ci guarda e quindi ci conviene rispettare le regole, se non vogliamo andare incontro a restrizioni peggiori. Temo che l’unico risultato apprezzabile possa essere una maggiore concentrazione delle attività nella fascia oraria ‘legale’, con peggioramento delle possibilità di assembramento. Questo avrebbe poi la conseguenza di rendere più giustificabile la posizione: ‘il blocco parziale non serve, quindi dobbiamo per forza procedere con il blocco totale’.

In altre parole, secondo me non ha senso chiudere il cancello ora, visto che i buoi sono già fuggiti (o meglio, il virus è già entrato).

L’idea di far circolare il virus liberamente tra i più giovani e proteggere i più anziani (contenuta nella ormai famosa Great Barrington Declaration), fa acqua da tutte le parti. L’unico risultato sarebbe un’impennata della curva ancora più ripida, con conseguente catastrofe sanitaria. Se non vogliamo vedere i morti nei corridoi degli ospedali, l’unica speranza è rendere più difficile la circolazione del virus. Questo è quanto propone lo John Snow Memorandum, che naturalmente ho sottoscritto.

In definitiva, dobbiamo rassegnarci all’idea di avere di fronte una lotta all’arma bianca, in cui allo stesso tempo dobbiamo preservare le nostre attività che è vitale si svolgano 'in presenza' (scuola primaria e secondaria, per esempio) e ridurre al minimo i danni sul versante sanitario. Misure che, credo, potrebbero aiutare a raggiungere questo compromesso, oltre a quelle già adottate, sarebbero:

- Tenere aperti i locali senza restrizioni di orario, ma vigilare strettamente sulla densità dei clienti e sulle condizioni di aerazione.

- Potenziare al massimo il trasporto pubblico, utilizzando anche mezzi privati, e reclutando personale che controlli severamente la densità dei passeggeri all’interno delle vetture.

- Potenziare per quanto possibile il riconoscimento dei nuovi casi, aiutandoli a passare la quarantena lontano dal nucleo familiare. A questo scopo credo che un utilizzo massiccio di alberghi, con personale giovane e adeguatamente retribuito per il monitoraggio e l’assistenza degli ospiti, potrebbe avere diversi aspetti positivi.

Mi rendo conto che la seconda e la terza misura avrebbero richiesto molta più preparazione, ma in considerazione della crisi di diversi settori occupazionali, in particolare di quello turistico/alberghiero, potrebbero essere un modo sensato di usare una buona quantità di fondi pubblici.

Con questo, credo di aver esaurito quanto di buono potevo fare sul versante della comunicazione. Con certe cose non si può mai dire, ma dubito che leggerete altri miei post nelle prossime settimane. A parte piccoli dettagli per specialisti, oramai mi pare che questo virus non abbia più molti segreti, se si cerca di guardare alle evidenze senza preconcetti. La convinzione che mi ha animato in questi mesi è che la forza delle idee possa essere sufficiente per garantire la loro diffusione. Finora non l’ho mai fatto, ma nel caso crediate che nelle mie parole possa esserci qualcosa di utile al superamento del dramma che stiamo per vivere, vi chiedo solo di far girare questo post, o anche solo le parti che vi piacciono (purtroppo è molto lungo, come i suoi predecessori).

Se avete letto i miei precedenti, sapete che non posso augurarvi ‘in bocca al lupo’, ma spero sinceramente che riusciate a tenere al sicuro voi stessi e i vostri cari. 

FDC


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