Anticorpi neutralizzanti: armi fondamentali per la diagnostica e la terapia di COVID-19


La reazione del sistema immunitario ai patogeni determina la produzione di diversi tipi di anticorpi, attraverso un complesso sistema di maturazione e selezione. Queste proteine sono fondamentali per guarire dalle infezioni e non riammalarsi, perché possono neutralizzare virus e batteri sia direttamente che mediando l’attivazione delle cellule del sistema immunitario. Nonostante i molti dubbi che ancora rimangono, sembra che nella sindrome COVID-19 il rapporto tra il sistema immunitario e il virus si sviluppi secondo modalità abbastanza ‘standard’. In particolare, i pazienti sintomatici che superano la malattia producono con elevata frequenza alti titoli di anticorpi neutralizzanti, capaci di impedire l’infezione di cellule in cui il virus non è ancora entrato. Gli anticorpi neutralizzanti sono fondamentali sia in chiave diagnostica che terapeutica.





Diagnosi: test sierologici migliori


Evidenziare la presenza di anticorpi neutralizzanti è estremamente importante, perché la loro presenza è un buon indice del fatto che il soggetto che li produce è diventato immune alla reinfezione. Tuttavia, la determinazione diretta degli anticorpi neutralizzanti con saggi cellulari è complessa e costosa. In teoria, i test sierologici comunemente in uso sarebbero più semplici ed economici, ma quelli attualmente in circolazione hanno molte limitazioni, soprattutto nell’evidenziare gli anticorpi neutralizzanti. Molti di questi test si basano sull’impiego di proteina S (spike) prodotta nei batteri, che non sono in grado di glicosilarla correttamente. 

Come ho evidenziato in un precedente post, la glicosilazione fornisce un potente scudo protettivo alleproteine virali, che impedisce il riconoscimento anticorpale. I test migliori sono pertanto quelli in cui la presenza degli anticorpi viene evidenziata con proteine prodotte in cellule di mammifero. Queste sono glicosilate adeguatamente, e quindi sono molto più simili alle proteine espresse dal virus sulla sua superficie. 
Uno dei test sierologici più promettenti è stato realizzato presso il Mount Sinai Hospital di New York, dal gruppo del Dr. Kramer, ed ha avuto l'approvazione FDA per uso di emergenza. Ha un costo per campione molto basso (è un test accademico non a scopo di lucro), è di facile esecuzione, non richiede alcuna strumentazione dedicata, ed è disponibile a chiunque voglia usarlo. Grazie al lavoro dei ricercatori dell’Istituto Europeo di Oncologia e dell’Università di Pavia, questo test è stato messo a punto anche in Italia, ed è attualmente sottoposto all’approvazione delle nostre autorità regolatorie. Se, come sembra, gli anticorpi IgG e IgA evidenziati correleranno con una buona protezione, questo test potrebbe porre la base per il sospirato ‘patentino di immunità’.


Terapia: il plasma convalescente


Gli anticorpi prodotti da chi ha superato la patologia rappresentano non solo la migliore garanzia di non riammalarsi, ma possono diventare un’ottima arma terapeutica per curare i nuovi ammalati.  Gli anticorpi dei convalescenti possono essere facilmente raccolti per mezzo di donazioni di plasma. L’uso del plasma convalescente è una pratica consolidata, che viene già applicata in alcuni ospedali italiani e si andrà progressivamente espandendo, grazie alla crescente disponibilità di donatori diventati negativi al virus e che presentano tutte le caratteristiche adeguate alla donazione. I risultati finora ottenuti sembrano molto buoni, ma anche questo tipo di terapia dovrà essere confermata da studi controllati, che sono in fase di svolgimento in tutto il mondo. 


Terapia: anticorpi monoclonali totalmente umanizzati

Oltre al plasma convalescente, probabilmente tra non molto vedremo comparire sulla scena anche anticorpi monoclonali bloccanti, capaci di prevenire l’infezione e di curarla. Un recente studio di un gruppo olandese ha identificato un anticorpo monoclonale capace di bloccare l’infezione sia da parte di SARS-CoV-2 che da parte di SARS-CoV-1. Questo anticorpo rappresenta un ‘prodotto collaterale’ delle ricerche effettuate sulla SARS. E' una vera meraviglia biotecnologica! Pur essendo stato sviluppato nel topo, la sua sequenza è totalmente umana. Infatti, i topi da cui deriva sono dei transgenici 'umanizzati', in cui le parti variabili dei geni degli anticorpi sono state sostituite da quelle umane. Partendo dai linfociti di topi immunizzati contro il virus della SARS, si sono ottenuti anticorpi per metà umani, per metà di ratto. Successivamente anche quest'ultimo pezzo è stato sostituito dalle sequenze umane, grazie all’ingegneria genetica. Il clonaggio delle sequenze che codificano l'anticorpo consente di produrre una proteina con caratteristiche totalmente umane, in quantità potenzialmente illimitate, usando soltanto cellule in coltura. La sperimentazione di questa molecola è solo all’inizio, ma se si rivelasse efficace renderebbe obsoleta la terapia fatta col plasma, permettendo una standardizzazione terapeutica e una sicurezza decisamente maggiori.

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