ATTENTI AL LUPO
ATTENTI AL LUPO
......
Guarda come
son tranquilla io
Anche se
attraverso il bosco
Con l'aiuto
del buon Dio
Stando
sempre attenta al lupo
Attenti al
lupo
Attenti al
lupo
Living together
Living together
(Rosalino
Cellamare)
Il messaggio postato su Facebook e Twitter è breve
e serviva solo ad attirare la vostra attenzione. Il testo richiede un po' di
tempo e di concentrazione. Non vi biasimo se lascerete perdere, per
occuparvi di argomenti più divertenti.
Immagino che la maggior parte di quelli che hanno
seguito questo blog mi avranno dato per disperso, visto che il mio ultimo post
risale a più di un mese fa. A parte la voglia di staccare totalmente la spina
per un paio di settimane, il motivo principale per cui mi sono zittito è che
non avevo molto da dire, oltre ad esprimere la mia soddisfazione per come l’Italia,
nonostante tutti i suoi acciacchi, si sia comportata molto meglio di tante
altre Nazioni. Le curve parlano chiaro, eravamo arrivati a un numero molto
basso di contagi, e siamo tuttora a un numero molto basso di decessi per
COVID-19. Sapete bene che non sono mai stato un ammiratore delle politiche di
contenimento adottate dal Governo nazionale e dalla maggior parte di quelli
regionali e nel frattempo non mi sono ricreduto. Però nessuna persona di buon
senso potrebbe negare che il complesso di quello che abbiamo fatto finora in Italia si sia rivelato efficace nel contenere l’epidemia.
Allora perché riprendere a scrivere, proprio nel mezzo del
weekend di ferragosto, un post con un titolo e un’immagine apparentemente ‘terroristici’?
Vi assicuro che non è per rovinarvi la serenità dell’ultimo scorcio di vacanze.
Il motivo è che, secondo me, i dati cominciano a raccontare una storia potenzialmente
inquietante. Come nella canzone di Ron, resa indimenticabile dall’interpretazione
di Lucio Dalla, credo che stiamo per addentrarci in un bosco pericoloso, abitato
da un lupo ancora cattivo, al quale dobbiamo fare molta attenzione. Mi sembra che questo sia il momento giusto per parlare: non è troppo presto, perché i
numeri indicano che gli eventi che temo potrebbero già aver iniziato a
manifestarsi. La storia ci ha insegnato che, per trattare con questo virus, la
velocità d’azione è essenziale. Non è troppo tardi, perché abbiamo sperimentato
sulla nostra pelle che adottando i comportamenti corretti il virus è
controllabile, anche senza vaccino e senza farmaci efficaci.
Voglio anche anticipare subito una domanda che molti
mi faranno: sei sicuro di quello che dici? La risposta è: ovviamente no! Cerco
di ragionare da scienziato, e nessuno scienziato può affermare di essere sicuro
di quello che dice. Lo scopo della scienza non è fornire certezze, ma cercare
di comprendere i fenomeni per fare delle previsioni. Chi si lamenta del
disaccordo tra scienziati, deve farsi una ragione del fatto che non saranno mai tutti d’accordo. La normalità della scienza è produrre diverse
spiegazioni basate sui fatti, più o meno in disaccordo, sulle quali è essenziale continuare a
raccogliere evidenze favorevoli o contrarie, per migliorare progressivamente sia la comprensione dei fenomeni che l'accuratezza delle previsioni. Chiunque dica il contrario, non ragiona da
scienziato, o non capisce come funziona la scienza. E’ la società, debitamente
informata su possibilità, rischi e opportunità, che deve decidere quali
decisioni e quali comportamenti adottare.
Veniamo al nocciolo della questione: la mia idea è
che le condizioni ambientali dei mesi estivi abbiano reso meno efficace il
virus, sia nel determinare l’infezione che nel produrre le forme più gravi
della patologia. Non è un’idea originale, e ricalca quello che succede con la
maggior parte degli altri virus respiratori. La riduzione del numero di morti, lo
svuotamento delle rianimazioni e la riduzione della carica virale dei soggetti
ammalati hanno fatto ipotizzare ad alcuni miei colleghi che il virus sia
cambiato geneticamente diventando più inoffensivo. Al momento, nessuno ha fornito evidenze che
questo sia effettivamente successo. L’unica mutazione genetica di cui abbiamo cominciato a capire qualcosa è quella che tecnicamente prende il nome di D614G: ha avuto origine molto
presto nel corso dell’epidemia e non ha reso il virus meno virulento, ma solo
più infettivo. Durante l'estate il caldo e soprattutto i raggi ultravioletti UV-A e UV-B, possono significativamente ridurre il numero di particelle attive, anche se non sono capaci di sterilizzare il virus come gli
UV-C (che non arrivano a terra grazie alla fascia di ozono dell’atmosfera). Al riguardo, i curiosi possono consultare un recente studio dell'Università di Milano, anche se è ancora solo in pre-print.
Il numero di soggetti infettati, la gravità della
patologia e il numero di morti potrebbero dipendere fortemente dalla carica di
virus attivo con cui i soggetti entrano in contatto all’inizio della malattia.
Uso il condizionale perché su questo non ci sono evidenze decisive. Tuttavia, se fosse vero, avremmo una
semplice spiegazione degli eventi verificatisi in Italia e negli altri paesi
negli ultimi mesi.
In Italia abbiamo visto che, nonostante un rigore
non proprio esagerato nell’uso degli strumenti di prevenzione, dalla primavera in poi è
diventato sempre più facile controllare il virus. Tra gli altri paesi, mi
sembra molto informativa la situazione generale degli Stati Uniti.
Al nostro
occhio, la curva americana appare veramente scandalosa, soprattutto per lo spaventoso
aumento dei casi registrato da metà giugno. In parte l’aumento si può spiegare
con l’aumento del numero di test effettuati, ma ai più appare evidente che il
fattore principale nel determinarlo sia stato il rilassamento delle politiche
di contenimento, avvenuto in media a metà maggio. La letalità del virus (pannello in basso a destra) è
progressivamente scesa, raggiungendo il minimo intorno al 20 di luglio. Anche questo dato potrebbe dipendere dall’aumento
del numero di test effettuati, ma se lo compariamo a cosa
succedeva in Italia durante il periodo peggiore dell’epidemia, il numero di
morti appare comunque sproporzionatamente basso.
I dati dell'ultima settimana ci dicono che la situazione relativamente
favorevole potrebbe essere in fase di esaurimento. Molti paesi che erano
riusciti a controllare il virus efficacemente, come Spagna e Francia, hanno
visto negli ultimi giorni un forte aumento del numero dei contagi. Questo sta
succedendo anche in Italia. In particolare mi pare allarmante l’occorrenza di
casi gravi tra i giovani, perché questo suggerisce una diffusione del virus
molto più elevata delle stime ufficiali. Negli Stati Uniti la letalità sta
nuovamente aumentando, anche se il numero di test effettuati è oramai abbastanza
stabile.
Secondo me il problema non è più se ci sarà una
nuova ondata: spero di essere smentito, ma a me pare che sia già incominciata. Sulla base di queste idee la mia previsione, che
va considerata come un ‘worst case scenario’ è che nel giro di due settimane-un
mese potremmo vedere affollarsi di nuovo le rianimazioni, e potremmo
ricominciare a contare i decessi a decine. Mi aspetto anche che, nello stesso
periodo, negli Stati Uniti si verifichi un ulteriore, forte aumento della
letalità.
Ripensando alle tre pandemie influenzali che hanno
caratterizzato l’ultimo secolo, il dato più terribile da tenere presente è che
la seconda ondata, che si è verificata nell'autunno successivo all'inizio dei
contagi, è sempre stata più letale della prima. Uno studio non molto famoso, ma
secondo me estremamente interessante, suggerisce che questo possa essere
spiegato dal fatto che nelle seconde ondate ci sono molti più focolai. Questo
fa si che chi viene contagiato rischia di infettarsi più di una volta a
distanza di breve tempo, con una carica complessivamente più elevata. Perché proprio
in autunno? Con la fine dell’estate l’irraggiamento
solare diminuisce, e si tende a stare di più in locali chiusi, con porte e
finestre serrate. Più particelle virali, meno inattivate dalle condizioni
esterne. Se fosse così per SARS-CoV2, l'autunno e l'inverno potrebbero rivelarsi un vero incubo: la prima epidemia italiana è partita da pochi focolai, attualmente ce ne sono in giro un migliaio.
In sintesi, secondo me e molti altri, i cambiamenti
nella frequenza e nella presentazione clinica del COVID-19 dipendono principalmente dalle condizioni
ambientali. Il virus si trasmette con la MASSIMA EFFICIENZA E GRAVITA’ attraverso
gli AEROSOL, di goccioline più piccole di 5 micrometri, emesse normalmente
anche solo parlando e respirando. Gli aerosol si accumulano soprattutto in
AMBIENTI CHIUSI, FRESCHI, NON ILLUMINATI e con SCARSO RICAMBIO D’ARIA e/o FORTE
RICIRCOLO .
I principali nemici del virus, che hanno praticamente
fermato l’infezione nei paesi che hanno visto un drammatico calo delle curve, sono stati con tutta probabilità: LA DISTANZA, LE MASCHERINE, l’ARIA APERTA e l’IRRAGGIAMENTO
SOLARE. L’efficacia degli ultimi due fattori potrebbe spiegare perché non ci sono stati
molti problemi, anche in zone in cui il rispetto della distanza e l’uso delle
mascherine non sono stati rigorosi. La cattiva notizia è che con
il cambiamento dell’inclinazione dei raggi solari, il virus potrebbe perdonare
molto meno. La buona notizia è che sugli altri fattori abbiamo ampie
possibilità di controllo.
I toni pessimistici di questo testo non hanno il puro scopo di spaventarvi, facendovi intravedere che l’autunno e l’inverno
che ci vengono incontro potrebbero rivelarsi un bosco oscuro e misterioso. Voglio soprattutto sottolineare che siamo in condizione di attraversarlo con tranquillità, senza
incorrere in nuovi lockdown, che difficilmente il nostro sistema economico riuscirebbe
a sopportare. Però per farlo dobbiamo impegnarci tutti, dando una nuova prova
della ragionevolezza e della coesione che abbiamo finora dimostrato. In
particolare, penso che gli accorgimenti più critici siano:
1.
Usare le mascherine il più possibile,
soprattutto negli ambienti chiusi. Aggiungo che NON TUTTE LE MASCHERINE VANNO
BENE. Uno studio molto brillante, realizzato negli Stati Uniti con poche
centinaia di dollari, ha confermato l’utilità delle mascherine chirurgiche, delle
Ffp2 e anche di quelle di cotone costruite artigianalmente cucendo uno sull’altro
almeno due strati di tessuto, ma ha anche evidenziato che usare maschere e
bandane di tessuto sintetico può essere più dannoso che non usare mascherine.
Questo probabilmente capita perché le fibre sintetiche non fermano le microdroplet, e
trasformano le gocce grandi in microdroplets, con un vero e proprio ‘effetto
grattugia’.
2.
RISPETTARE LE DISTANZE, e NON SOVRACCARICARE DI
PERSONE gli ambienti chiusi. Mi dispiace per i ragazzi, ma il classico ambiente
da discoteca è quanto di meglio il virus possa chiedere per propagarsi
efficientemente. Siamo sicuri che sia impossibile stare bene insieme e
divertirsi mantenendo le mascherine? Non potremmo trasformare lo stare insieme, al chiuso o all'aperto, in una specie di 'Hallowen party' permanente, in cui ad essere coperti
con originalità e fantasia siano naso e bocca? Temo che l’alternativa possa
essere solo una nuova chiusura, e mi pare che ci stiamo arrivando.
3.
AERARE SPESSO I LOCALI. L’aerazione, anche per
poco tempo, ha un effetto drammatico sulla riduzione degli aerosol. Anche
quando farà freddo, non abbiate paura di aprire le finestre. Meglio disperdere
un po' più di calore, e coprirsi con qualche indumento in più, piuttosto che
non far cambiare spesso l’aria. I colpi d’aria non sono pericolosi come si
crede, l'aria stagnante invece può essere veramente letale.
Sulle mani e sul resto delle norme igieniche non aggiungo
niente, perché mi pare che oramai la stragrande maggioranza delle persone si
stia comportando molto bene.
Sarete già stufi, ma voglio ancora aggiungere una piccola digressione
sul possibile uso delle mascherine nella scuola primaria e secondaria. A quanti
pensano che si tratti di un’indicibile violazione dei diritti dell’infanzia,
rispondo che mi sembrerebbe invece una splendida opportunità per reintrodurre l’educazione
civica nella scuola, non in teoria, ma in pratica. I miei figli sono già grandi.
Se avessi dei figli piccoli e venisse approvato l'obbligo di usare la mascherine a scuola, credo che andrei da loro, li guarderei negli occhi,
e gli farei innanzitutto una carezza, dicendo che siamo stati molto fortunati, perché questa malattia fa molto più male agli adulti che ai bambini. Aggiungerei che, per questo motivo,
a loro spettano due missioni fondamentali, da veri, piccoli eroi. La prima sarà tornare scuola,
per prepararsi al meglio al futuro che li aspetta, insieme ai loro coetanei e ai professori,
invece che dietro lo schermo di un computer. La seconda sarà sopportare per
qualche ora al giorno una mascherina, non solo per evitare di ammalarsi, ma soprattutto
per proteggere la vita dei grandi, a cui vogliono tanto bene. Questo virus si
sconfigge solo combattendo tutti insieme.
Living together
Living together
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