Pessime notizie per l’uso della Clorochina nel trattamento di COVID-19

La Clorochina e l’Idrossiclorochina sono due farmaci antimalarici che hanno suscitato grandi speranze per il trattamento della sindrome COVID-19 in tutto il mondo. Donald Trump ne ha fatto un cavallo di battaglia, proponendo l’Idrossiclorochina come farmaco miracoloso. Qualche giorno fa ha dichiarato che la sta assumendo a scopo profilattico, nonostante gli avvertimenti dei medici riguardo ai potenziali rischi: “la sto prendendo da una settimana e mezza e sono ancora qua, sono ancora qua!’.

Le virtù miracolose della clorochina sono state sostenute da diversi esperti, alla testa dei quali troviamo il francese Didier Raoult, che ne è diventato un vero e proprio profeta. Raoult ha pubblicato un piccolo studio su 26 pazienti, sulla cui validità la comunità scientifica ha sollevato molti dubbi. Tra questi, il più atroce deriva dall’osservazione ben nota che questi due farmaci possono avere effetti negativi sull’attività elettrica del cuore, con conseguenze potenzialmente mortali .A parte lo studio di Raoult e altri piccoli studi non conclusivi, i due farmaci erano molto attraenti, per diversi motivi: sono poco costosi, facili da produrre in grandi quantità, hanno effetti anti-infiammatori e inibiscono la replicazione del virus in vitro. Sempre secondo Raoult, “l’Idrossiclorochina uccide il virus e il suo utilizzo precoce potrebbe ridurre la mortalità allo 0,5%”.
In considerazione degli incoraggianti dati aneddotici e in mancanza di altri trattamenti sicuramente utili, le autorità regolatorie hanno finora concesso per questi farmaci un’approvazione off-label di emergenza (cioè senza una chiara dimostrazione di efficacia). Clorochina e Idrossilorochina sono state  finora utilizzate negli ospedali di tutto il mondo per trattare pazienti COVID-19, da sole o in combinazione con diversi antibiotici e antivirali.

La novità di oggi è che uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet contraddice totalmente l’idea di Raoult, evidenziando che Clorochina e Idrossiclorochina, da sole o in combinazione con antibiotici della classe dell'Azitromicina, non sembrano offrire alcun vantaggio. Al contrario, aumenterebbero di parecchio il rischio di aritmie cardiache e morte, nei pazienti ricoverati  COVID-19. Riassumo nello schema i dati fondamentali del lavoro.




Rispetto agli studi effettuati in precedenza, questo lavoro è molto più solido, in virtù del grande numero di pazienti analizzati e della rigorosa analisi statistica dei possibili fattori di confusione. Conferma con forza i risultati di un lavoro non revisionato, arrivato a conclusioni simili avendo studiato 368 veterani dell'esercito americano. Non a caso, il nuovo lavoro è stato pubblicato su una delle riviste mediche più prestigiose al mondo, dopo un regolare processo di revisione da parte di esperti anonimi.


Gli autori naturalmente sottolineano anche le limitazioni dello studio. La principale è che sia stato condotto con modalità retrospettiva. Come ho raccontato in un precedente post, gli studi clinici che possono stabilire con più sicurezza le relazioni di causa ed effetto sono quelli prospettici randomizzati, in cui la scelta dei gruppi di trattati e di controlli viene fatta prima del trattamento, non a posteriori. Inoltre, lo studio non analizza altri aspetti chiave dell’uso della clorochina, ossia se possa ridurre la percentuale di pazienti che sviluppano una sintomatologia grave oppure se possa effettivamente prevenire lo sviluppo della malattia negli esposti (cioè quello che spera Trump per sé stesso). Nonostante i suoi limiti, lo studio suggerisce con grande forza di evitare il trattamento dei pazienti non inseriti in uno studio clinico. E' facile prevedere che porterà a riconsiderare il rapporto rischio/beneficio nei pazienti ricoverati per COVID-19, su cui si fondano le approvazioni off-label

Il definitiva, il lavoro di Mandeep Mehra non ha ancora sigillato la pietra tombale sull’uso della Clorochina per il trattamento di COVID-19. Però sicuramente gli  ha scavato una fossa molto profonda.

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